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''Le mie radici'' ''Sdoppiamento'' ''L'ombra che ci insegue''
Sono tre opere in cui analizzo il concetto di ombra, nella prima, ''Le mie radici'' compare la figura sagomata di mio nonno come ombra protettiva e le sue braccia sono composte da rami di vimini poiché erano la sua passione e la sua tecnica per realizzare tante opere d'arte.
Nel dipinto '' Sdoppiamento'' si vede la figura di un uomo, ben vestito e ben composto alternato da un uomo brutto e deforme. E' un modo per rappresentare le parti di cui siamo fatti alternando il nostro lato bello con quello brutto. Mentre ''L' ombra che ci insegue'' come concetto è simile a Sdoppiamento con la differenza che l'ombra non è alternata dalla bella persona ma semplicemente ce la portiamo dietro.
DESCRIZIONE TECNICA
Nell'opera ''Le mie radici'' la dimensione è 71,45 x68,5( il dipinto è sagomato) e la tecnica che ho utilizzato è acrilico su cartone. Nelle opere '' Sdoppiamento'' e ''L'ombra che ci insegue'' le dimensioni sono 40x50 e la tecnica è acrilico su tela.
Sono Gianluca Vernice e sono un pittore. Mi occupo principalmente di ritratti. Ho la Sindrome di Gilles de la Tourette, qualcuno pensa che io sia guarito, ma in realtà è un tormento con cui convivo ormai da anni, cercando di tenerlo sotto controllo. Rispetto al passato, riesco a condurre uno stile di vita piuttosto normale. Ho frequento l’Accademia Delle Belle Arti Di Bari, dove ho intrapreso il mio percorso artistico e ho conseguito la laurea triennale in pittura e successivamente la laurea biennale in pittura nuove tendenze. Il ritratto è affascinante e trasmette emozioni, semplicemente attraverso lo sguardo. L’idea di un ritratto che “mi guarda”, permette di rappresentare il carattere del soggetto. Nell’espressione, la sua anima suggerisce l’idea del personaggio. I protagonisti dei miei ritratti sono spesso soggetti femminili, ma, da qualche anno, raffiguro anche volti maschili di soggetti che reputo curiosi e buffi, come gli uomini che si fanno il “riporto” per nascondere la calvizie, oppure i vecchietti che passeggiano per strada, intenti a discutere sui defunti nei necrologi o sulla giornata in campagna. Attirano la mia attenzione anche le donne devote alla Chiesa, ovvero le “bizzoche” così come i “fighettini” dal carattere gretto e perbenista. Nel frattempo continuo col ritratto pittorico, perché purifica la mia anima. È un grande amico, uno strumento di sfogo per tutti i possibili sentimenti, talvolta discordanti (gioia, rabbia, tristezza, euforia ecc…). Devo ammetterlo: il ritratto è la mia ragione di vita, un appiglio a cui aggrapparmi. Spero tanto un giorno di poter dire di avercela fatta, di essere guarito dalla Tourette, di avere meno paure e che il mio stile venga apprezzato. Ma d’altro canto so che non sarà così. L’arte, così come il ritratto, è una continua ricerca e non si verificherà mai un senso di sazietà e di affermazione, non mi resta che continuare a combattere.