Aftermovie Komorebi '22
I Moti dell'ombra
Il Komorebi 2022 ha riproposto la sua sesta edizione nell’uliveto Novemilachilometri, aggiungendo ulteriori tasselli al ricchissimo puzzle dell’evento: dal 9 al 12 luglio, tra le ombre degli ulivi e i raggi del sole mattutino, gli artisti hanno realizzato opere in itinere in una residenza artistica, che durante tutto il pomeriggio ha ospitato un’area giochi, workshop e attività divertenti e formative, questa volta anche per bambini. La sera è stata ravvivata dal grande ritorno delle live performance, tra cui la particolare Poetry Slam. Dal 9 al 16 luglio, poi, si è tenuta la mostra a cielo aperto, per presentare le varie opere realizzate all’interno dell’uliveto e non, tutte legate dal fil rouge della tematica “I moti dell’ombra”.
I Moti dell'ombra
• Da vocabolario, l’ombra è la zona oscura o di minor luminosità di una superficie, che ha origine poiché
tale zona non è esposta alla luce, oppure perché tra la superficie e la sorgente di luce si frappone un corpo opaco. L’ombra è però anche la proiezione più o meno alterata di un corpo su una superficie, e ha una grande importanza relativamente all’essere umano: l’idea dell’indissociabilità di corpo e ombra è alla base di molte credenze, come quella secondo cui le figure relegate negli inferi siano prive di ombre, o come quella secondo cui l’ombra è l’unica parte delle persone che sopravvive dopo la morte, o ancora come la credenza religiosa di alcuni popoli dell’Africa occidentale, per i quali l’assenza di ombra è segno dell’esistere in un eterno meridiano. Inoltre, ogni persona vede l’ombra in ottica positiva o negativa, a seconda del proprio vissuto: essa può spaventarci, se abbiamo vissuto a lungo all’ombra di qualcuno, ma può anche apparirci come salvifica, se la associamo alla zona d’ombra che in estate ci salva dall’afa. E ancora, l’ombra può essere un dolore che vogliamo nascondere, ma è anche il rifugio preferito degli amanti. Salvezza o condanna, dunque: tutto dipende dagli occhi con cui guardiamo. A questo proposito, al concetto di ombra è legata un’idea vitale: non c’è buio senza luce, non c’è luce senza buio, e anche nell’oscurità può esserci uno spiraglio di luce, così come nella luce può esserci un pugno d’ombra: è la filosofia dello yin e yang cinese. In questo senso, il titolo della tematica rimanda alle sfumature infinite che l’ombra può avere per ogni persona, nonché ai movimenti che essa svolge nei nostri cuori: a volte ci immobilizza per la paura, altre volte ci getta nell’ansia più totale, altre volte ancora ci spinge a correre, ma ci sono anche delle volte in cui ci fornisce un posto in cui riposare e trovare riparo. L’ombra si muove continuamente, e noi con lei.
• Ogni persona ha un rapporto singolare con la propria ombra e con le ombre altrui. Spesso in psicologia l’ombra rappresenta la dissociazione di una parte dell’individuo, e lo si vede benissimo nel poeta Dino Campana, che parla di sé e della sua ombra in terza persona quando ha bisogno di dissociarsi dalle proprie azioni. Oppure, quando Dante va all’Inferno, alcune anime si stupiscono nel vedere che egli possiede un’ombra: è vivo, a differenza loro. Dove c’è vita, c’è ombra, dunque. Quando sei già nel tuo inferno, però, quell’ombra non c’è più. Lo scopre a sue spese Orfeo, quando si getta a capofitto negli inferi per recuperare la sua amata e defunta Euridice. Ade e Persefone, signori degli inferi, glielo concedono, ma a patto che Orfeo rispetti una ed una sola regola: dovrà attraversare gli inferi con lo spettro di Euridice senza mai voltarsi, fino a quando non avrà superato la soglia. Ed ecco che Orfeo si butta a capofitto in questa corsa verso la rinascita, è quasi arrivato, il suo sogno è quasi raggiunto... ma poi si volta. L’ombra di Euridice svanisce per sempre. Tantissimi poeti hanno raccontato il mito di Orfeo, e tanti si sono chiesti come mai alla fine egli si sia voltato, fornendo varie interpretazioni. Secondo Pavese, Orfeo sceglie di girarsi, perché Euridice ormai ha conosciuto la morte, e dopo averla guardata negli occhi ella non potrà mai più tornare a vivere “come quelli che non sanno”: far tornare un morto in vita significherebbe farlo morire una seconda volta. Allora forse Orfeo era sceso negli inferi non tanto per cercare l’ombra della sua amata, ma piuttosto per cercare la propria stessa ombra, che un po’ era morta con lei. Orfeo è sceso lì per conoscere il suo inferno, per fare i conti col suo dolore e con la sua oscurità. È interessante il fatto che esista un mito giapponese quasi corrispondente a questo: è il mito di Izanagi e Izanami. Quando Izanami, dea creatrice, perde la vita, suo marito Izanami scende nel paese dei morti per riportarla in vita, ma alla fine vede il suo aspetto terrificante e decide di fuggire via e sbarrare le porte degli inferi, perdendola per sempre.
• Dolore, silenzio, oscurità, luce, equilibrio, rinascita, condanna, salvezza, riflessione, perdita, rifugio.
“I moti dell’ombra” è una tematica duplice, perché prende vita in base agli occhi di chi la guarda: è un’ombra che può uccidere o far rinascere, isolare o accogliere, far male o concedere riposo. A volte può concedere entrambe le cose contemporaneamente, perché non esiste morte senza vita, né buio senza luce.
• Se Komorebi è un inno alla vita e una risposta alla morte, con questa tematica Komorebi diventa un faccia a faccia con la nostra ombra e con quella che ci sta intorno. È un invito a percorrere il nostro inferno e condividere la nostra condanna o la nostra salvezza, l’oscurità che è nei nostri cuori e nei nostri occhi, nella convinzione che ogni ombra abbia un suo corpo e una sua luce, anche se a volte lo dimentichiamo.
L’archivio artistico online accoglie le biografie e le opere degli artisti in residenza dell'edizione 2022. Tutte le opere sono ispirate alla tematica “I moti dell'ombra”.