“Mono no Aware” L’Impermanenza
Dal 2017 il Komorebi ha cambiato ogni anno forma e modalità, mantenendo però una costante: la possibilità di donare uno spazio alla comunità in cui esprimersi liberamente.
Dopo anni di call for artist, residenze e mostre collettive rivolte ad artisti, questo Komorebi rivolge la sua chiamata artistica alla comunità, introducendo all’interno dell’evento laboratori ricreativi, sessioni di arte terapia e spazi di libera creazione. Non sono mancati spazi di sport, gioco e relax, in cui bambini e adulti, senza alcuna distinzione, hanno potuto divertirsi e socializzare. Gli spazi sono infatti pensati per favorire l’inclusione e l’integrazione, con la previsione anche di attività specifiche rivolte a persone con disabilità.
L’evento si è tenuti il 12 luglio, da pomeriggio a sera, all’interno di un luogo contemplativo e suggestivo: l’uliveto.
La scelta della location non è casuale: il ricordo della terra arida e cocente, del gracidare delle cicale e dell’ombra degli ulivi si fa persistente quando si pensa al 12 luglio, poiché l’incidente è avvenuto proprio tra le campagne della periferia. L’idea, dunque, è quella di ricordare partendo dai luoghi, da quello che di doloroso ci hanno lasciato, ma con l’obiettivo di costruire nuovi ricordi di vita e di speranza.
Ecco il programma dell'intera giornata:
Mono no Aware IMPERMANENZA
L'Impermanenza, “Mono no aware” (物の哀れ), è uno dei princìpi dell’estetica giapponese.
Questo concetto riguarda una forte partecipazione emotiva nei confronti della bellezza della natura e della vita umana, spesso con conseguente nostalgia, legata al costante mutamento di tutto ciò che esiste. Se il Wabi-sabi giapponese accetta la transitorietà e l’imperfezione delle cose, invece il Mono no aware vede la bellezza di quella stessa imperfezione: non è mera accettazione, ma l’essere un tutt’uno con le cose e con il loro divenire, in una sorta di panismo con la natura e il creato.
Nelle opere letterarie tra VIII e XII secolo dei monogatari, simili ai racconti epici della nostra tradizione, il concetto della fugacità della vita era particolarmente sentito, e si è affermato in modo talmente forte da influenzare i valori e il senso estetico del Giappone contemporaneo.
Mono no aware, dunque, è la bellezza dell’impermanenza, ma anche la nostalgia per l’impermanenza: si può apprezzare la bellezza di qualcosa che è destinato a scomparire, e allo stesso tempo provare nostalgia per quella stessa scomparsa. La consapevolezza che ogni cosa ha un termine porta con sé un velo di malinconia, ma apre anche le porte alla possibilità di cogliere la meraviglia di qualcosa per ciò che è in quel momento. Così, il Mono no aware ci porta a guardare con amore, e non con odio, qualcosa che ci ha resi felici ma che ora, per qualche motivo, non c’è più o è cambiato per sempre e cambierà.
Sperimentiamo il Mono no aware quando ricordiamo un momento felice, ma che non potrà mai più ripresentarsi allo stesso modo. Quando ripensiamo a quel giorno di sole in cui abbiamo saltato la scuola per andare al mare, consapevoli che non avremo mai più 16 anni. Quando incrociamo per strada gli occhi della persona che abbiamo amato e ripensiamo a quel pomeriggio sulla panchina di fronte al lago, vero ed intenso, ma che probabilmente non riaccadrà più. Quando risentiamo in sogno la voce di una persona che non c’è più, e al nostro risveglio siamo grati di aver potuto parlare per qualche secondo, ma sappiamo che non potremo mai più farlo davvero. Quando ritroviamo il giochino del nostro primo animale domestico, ed i nostri occhi si riempiono di lacrime. Quando torniamo in un posto dopo tanto tempo, e ci stupiamo che l’albero che avevamo ammirato non è più in fiore, i soffioni sono volati via e il letto del fiume si è prosciugato. Quando rileggiamo una vecchia conversazione con qualcuno, e ci domandiamo se potremo mai più parlargli allo stesso modo. Quando vediamo una foglia posarsi lentamente per terra, e ci chiediamo se sia doloroso volare via dalle proprie radici, o se a volte valga la pena di allontanarsi per guardare più in là, anche solo per “il gusto di andar via”. Se in tutti questi momenti alla nostalgia si uniranno meraviglia e gratitudine per ciò che è stato, apprezzeremo la bellezza dell’impermanente.
Se è vero che “non troveremo mai più due volte la stessa persona nemmeno nella stessa persona”, la tematica Komorebi di quest’anno è uno sprone a cristallizzare i piccoli e grandi momenti della vita, della natura e di ciò che ci circonda, per gioire di essi e apprezzarne il valore, anche e soprattutto quando svaniscono e proprio perché destinati a svanire.
Mono no aware, quest’anno, è l’invito a non lasciare che la paura del cambiamento, dei finali e della morte ci impediscano di vedere il miglioramento, i titoli di coda e la rinascita, e tutta la magia ad essi collegata. È un monito a non “restare arrabbiati, quando c’è tanta bellezza nel mondo. A volte è come vederla tutta insieme ed è troppa”, ma possiamo ricordarci di non tenercela stretta e di lasciarla fluire, “come pioggia”, non potendo provare altro che gratitudine per l’intera vita che c’è dietro ogni singola cosa, anche se un giorno sarà destinata a finire. E perché no, magari rinascere… sotto un’altra forma.
Se Komorebi è la luce di Francesco che filtra attraverso il mondo, nell’ottica del Mono no aware, diventa la luce che ci ricorda di non chiudere mai gli occhi di fronte al mutamento e a quelli che sembrano o sono dei finali, perché le cose che abbiamo amato lasciano sempre una traccia dentro di noi, i fiori che appassiscono non hanno colorato la terra meno di quelli che ancora nasceranno, e “le cose che perdiamo trovano sempre il modo di tornare da noi, anche se non sempre come ce le aspettiamo.”
Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza l’aiuto delle persone che ci hanno supportato, e che quindi vogliamo ringraziare di cuore, prima di salutarvi.
- L’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Corato, che ha patrocinato l’evento.
- L’azienda agricola Tedone, ovvero Novemilachilometri, nonché l’azienda giapponese Cesco No Yume, entrambe nate per sostenere non solo le attività proposte dall’Associazione in
memoria di Francesco, ma soprattutto i suoi sogni e il ponte interculturale da lui voluto.
- Tutti coloro che con la loro disponibilità ed esperienza hanno reso ricco e speciale questo uliveto, mettendosi a disposizione degli altri: Giuseppe dell’agenzia Salto Incanto; gli istruttori di minibasket Rosanna e Luca; i ragazzi e volontari di Gocce nell’Oceano Onlus; le arteterapeute dell’Atelier Sospeso APS, venute da Bologna in quel di Corato; la nostra ormai garanzia Dalila D’Alto, con l’Arcadia Centro Studi Yoga; l’Osservatorio Andromeda APS; la professionalità di Gregorio de Il Viandante e dei Panzerot Team.
- Coloro che hanno riempito di musica questa bellissima serata, a partire dal djset di Misspia,
anima bella di questo Komorebi; per passare ai ritmi di fratellanza dei Border Society; col
finale in bellezza delle preziosissime voci delle Faraualla.
- I lavoratori e tecnici del Komorebi, che rendono possibile la realizzazione di tutto questo:
ringraziamo quindi Michele Loprieno, Felice Ferrara e i suoi operatori, Laura Nitto per la cura nella direzione del palco e la sua grande disponibilità, nonché coloro che racconteranno la magia del Komorebi, ovvero il videomaker Mirko Perrone e la fotografa Miriam Avella.
- Lo staff del Komorebi, fatto di persone e amiche, prima che di semplici “volontarie”: grazie a Titti, Gianna, Rosanna, Alessia, Valeria e Lella per la cura in ogni singola cosa, per l’energia, per il tempo e soprattutto per il costante e quotidiano supporto di cuore.
- Un ringraziamento speciale a tutti i volontari, che non possiamo elencare uno ad uno, poiché sono davvero tanti, ma che ci hanno aiutato con la riuscita dell’evento. Tra questi, un ringraziamento speciale a Nicola per il suo aiuto prezioso per la presentazione, a Luisa e Ornella per la gestione dell’area game, nonché a Massi e Federica, pezzi di cuore di Francesco presenti anno dopo anno, a prescindere da tutto.
- Grazie a tutti i partecipanti del laboratorio di ceramica che, sotto la guida esperta di Titti, ceramista dalla sensibilità rara, hanno reso ancor più magico questo uliveto; grazie a tutte le persone che hanno prestato le loro voci per rendere suggestiva la presentazione di oggi.
- Rosangela, per la costante presenza ed energia profusa in ogni singola cosa.
- Mamma Angela, Papà Vincenzo, Natale e Tiziana, ovvero la famiglia di Francesco, e ormai un po’ anche la nostra: grazie perché siete le colonne portanti di tutto questo, perché infondete ogni giorno coraggio e amore nel ricordo del vostro figlio e fratello, perché avete scelto di non chiudervi dopo questa tragedia, ma di aprirvi al mondo e di donargli il vostroamore. A Tiziana, poi, un doppio ringraziamento, perché a questa Associazione dedica anima
e corpo, facendosi carico degli oneri che il suo ruolo richiede, senza mai tirarsi indietro.
- Un ringraziamento speciale a tutte le forze dell’ordine, per la prontezza e la sensibilità che
hanno dimostrato durante il lavoro svolto il 12 luglio di 8 anni fa.
- Un sincero abbraccio di cuore alle famiglie delle altre 22 vittime che quel giorno erano sul
treno assieme a Francesco: a loro soprattutto va la nostra vicinanza, nonché il messaggio più alto che il Komorebi vuole mandare. Non potremo mai comprendere il perché di tutto questo, ma possiamo continuare a coltivare la bellezza e andare avanti, per i nostri cari.
- Infine, un ringraziamento enorme a chi c’è stato: a chi c’è dal 2016, a chi è venuto quest'anno per la prima volta, grazie perché credete in tutto questo, grazie perché ci supportate, grazie perché siamo sicuri che i vostri pensieri, tutti insieme e uniti, possono arrivare fino al cielo e tenere sempre viva la memoria: in una parola sola, grazie perché, insieme a noi, RICORDATE.