Laura Violeta Dima

Il titolo dell'opera allude al cambiamento, al passaggio da un modo di essere a un altro, da una condizione o situazione a una nuova e diversa. Si vuole mettere in evidenza che nella naturale contraddizione della transizione luce-ombra, vita-morte, esiste una fase intermedia nella quale questi due stati dell'essere creano un nuovo equilibrio, un nuovo modo di essere. L'ombra non è altro che la ferita dell'anima, la quale deve essere riconosciuta e portata alla luce. L'installazione vuole svelare proprio questa ferita, renderla visibile nella sua fase di maggior intensità, durante la transizione, quando non è più ombra e non ancora luce, quando non è morte ma neppure vita. La ferita è dunque la promessa del cambiamento, è la promessa della rinascita. Per questo motivo la luce filtra dall'alto attraverso l'opera proiettandone nello stesso momento l'ombra a terra. Si vengono a creare così due piani di realtà distinti e contemporanei, quello del visibile sopra e quello dell'invisibile sotto. Lo spettatore, interagendo con l'opera, viene dunque spinto a percepire entrambe queste realtà e a sperimentarle attraverso il corpo.